Pantelleria
L’isola di Pantelleria è situata nel Canale di Sicilia, tra la Tunisia e la Sicilia; dalla Tunisia (da “Capo Mustafà”) dista appena 70 km, mentre dalla Sicilia (da “Capo Granitola”) 110 Km.
E’ la quinta isola Italiana come estensione, con una superficie di 83 Kmq. Il punto più alto è la Montagna Grande (836 m), antico cratere. Le coste rocciose di nera lava, scavate da grotte e ricche di piccoli promontori che si tuffano in mare, chiudono terre di natura eruttiva e quindi estremamente fertili ed adatte alla coltura della vite.
I luoghi più suggestivi dell’Isola sono:
Saune naturali generate da eventi vulcanici, chiamate anche “bagni asciutti” come Benikulà, una grotta alle falde del Monte Grande.
Ai turisti che gireranno l’isola in cerca di sensazioni nuove e paesaggi emozionanti consigliamo:
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ORARI DEI TRAGHETTI
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Pantelleria è il raro risultato di un binomio perfettamente riuscito tra il lavoro dell’uomo e la natura. La sensazione che si ha girando per l’isola è che tutto ciò che l’uomo ha costruito in realtà sia sempre esistito, è come se la lava, nel suo vorticoso agitarsi, abbia plasmato, oltre alle “Kuddie” (colline rocciose), le valli e le scogliere, anche i modelli architettonici necessari per sopravvivere in un ambiente tanto ostile. Il dammuso di pantelleria è una struttura costruita “per addizione” alla “stanza centrale” dotata di una copertura “a botte”: a questa stanza venivano aggiunti poi altri ambienti. La scelta della “copertura a botte” è legata a motivi di ordine pratico, più che estetico: una maggiore superficie esposta al sole, una minore umidità all’interno dell’abitazione, uno spazio ideale per l’essiccazione di uva, fichi e pomodori. I dammusi venivano costruiti fondamentalmente con due tecniche: “a sacco” ed “a petra taddiata” (pietra squadrata) e rispondevano principalmente alle esigenze principali dell’isola (riciclaggio e conservazione dell’acqua, protezione dai venti, termoregolazione). I dammusi in pietra squadrata, le cui mura hanno uno spessore di 50 – 90 cm, si trovano nelle contrade di Khamma, Tracino, Scauri, ecc. ed hanno intonaci esterni tinteggiati color pastello o semplicemente imbiancati. Nei dammusi rurali lo spessore dei muri và da 1 a 2 metri, l’altezza si aggira sui 4 metri, cupole escluse. Le aperture sono poche e di piccole dimensioni, questo, insieme ad altre caratteristiche del dammuso, permette di avere una temperatura interna che d’estate varia dai 24° ai 27° (a fronte di una temperatura esterna che può raggiungere i 40°) e d’inverno una temperatura interna di 24° circa (a front di una temperatura esterna che và dai 14° ai 20°).
Solitamente si accede al dammuso attraverso il “viottolo” e “u passiaturi” (veranda dal pavimento in coccio). Davanti al dammuso troviamo “a vucca da isterna” (bocca della cisterna) e “i ducchene” (sedili in pietra mattonati, forniti di spalliere). Sulla veranda si affacciano, solitamente, gli “occhi d’archetti”, cioè due archi a tutto sesto che permettono l’accesso alla cucina, il cuore della casa di un tempo. Antistante alla cucina, rivestito da mattonelle di maiolica, troviamo il forno per il buon “pane di casa”. In molti casi il forno si trova accostato al dammuso o dentro un vano, accessorio cucina. Oltre alla cucina, nel dammuso troviamo la sala (soggiorno), a “Kammara”, ovvero la stanza dalla quale si accede alla camera da letto (“arkova”).
In molti dammusi troviamo anche “u cammarino”, una seconda stanza da letto, solitamente più piccola della prima. La parte più bella del dammuso, ed anche più complessa dal punto di vista architettonico, è sicuramente la volta. Se ne possono osservare di molti tipi: “a botte”, “a capanna”, “a crocera”, “a vela”, “con lunette” ed “a volta reale”. Anticamente ogni dammuso aveva “u magnanu” (l’orto), l’aira (l’aia) e “u stinnituri” (stenditoio). L’aira, di forma circolare, aveva al centro un palo per sostenere un legno che veniva legato all’asino bendato per la trebbiatura. Lo stenditoio è uno spazio di forma rettangolare, in terra battuta, nel quale si mettevano ad essiccare i grappoli di zibibbo da cui ottenere la malaga (per la produzione del passito), per questo motivo, in fianco allo stenditoio troviamo sempre un fornello fatto di pietre murate con taio (fango). Presente accanto al dammuso “u Jardinu” (il giardino), di forma cilindrica e dai muri a secco, di patrenità sicuramente araba. La cosa che colpisce maggiormente di questo complesso progetto architettonico è l’inarrivabile impatto ambientale.
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